Lalbero della Psicologia

CUTTING, IN AUMENTO TRA I GIOVANISSIMI

teens-cuttingIl cutting è una pratica sempre più diffusa, soprattutto fra i giovanissimi.

L‘Osservatorio Nazionale Adolescenza segnala che 2 adolescenti su 10 si fanno intenzionalmente del male.
In rete ci sono numerosi “rifugi” e vere e proprie comunità virtuali di autolesionisti, centinaia di profili facebook di ragazzi che condividono la propria storia, la propria sofferenza.

Solitamente più diffuso fra le ragazze il cutting consiste nel tagliare, ferire la propria pelle, con lamette e altri oggetti. Un modo per sentirsi padroni del proprio corpo e per mandare, usandolo, un segnale di forte disagio.
Come si volesse utilizzare la propria pelle come una tela su cui disegnare la propria sofferenza.
Quello del cutting è un fenomeno complesso da decifrare, che fa leva su molteplici bisogni. Non è raro che questa forma di autolesionismo si espanda in maniera epidemica nel gruppo dei pari, dove può essere usato per sancire l’identità della comune appartenenza.

È importante quindi individuare quale funzione svolga nella psiche del ragazzo, il momento in cui fa la sua comparsa nella fase di sviluppo psichico del giovane, la famiglia e la specifica cultura di appartenenza per coglierne il senso profondo.

Il cutting, solitamente esprime la sofferenza psichica, ancora non dicibile, ma rappresentabile sulla propria pelle, un tentativo di tagliarla via. Attraverso i tagli incisi sulla propria pelle l’adolescente prova a chiedere aiuto.

Mi taglio perché

Molte sono le ragioni per cui un adolescente inizia a tagliarsi:
-Per mostrare al mondo la propria sofferenza.
-Per trasformare il dolore psichico in dolore fisico e poterlo conoscere e gestire meglio.
-Per riempire il vuoto interno con il dolore del corpo, che si pensa di poter gestire e controllare più facilmente.
-Per strappare da dentro la parte cattiva di sè e purificarsi.
-Per regolare l’umore disforico.
-Per favorire risposte di accudimento.
-Per costruire sulla propria pelle un diario autobiografico e non dimenticarsi della propria storia.
-Per riappropriarsi del proprio senso di autoefficacia ed uscire dalla sensazione di passività.
-Per sentirsi vivi.
-Per abbassare una tensione estrena.
-Per esprimere la propria indipendenza affettiva dagli adulti o una sfida verso le loro regole.
-Per cercare una via d’uscita dalla fatica di vivere e dal senso di fallimento dovuto alla paura di non farcela.
-Per affermare se’ stesso.

Quali sono i segnali

Di solito, chi decide di tagliarsi lo fa in segreto e allora può essere utile fare attenzione ad alcuni aspetti, che tuttavia non sono indicativi in maniera certa del fatto che la persona stia praticando cutting e pertanto è importante che vengano presi con una certa prudenza:
• Ferite o tagli non spiegati;
• macchie di sangue sui vestiti;
• Indossare abiti non consoni alla stagione, ad esempio esclusivamente magliette a maniche lunghe nonostante le alte temperature;
• tendenza all’isolamento;
• possesso di oggetti taglienti;

irritabilità;

difficoltà nel far fronte ad emozioni forti;

senso di rabbia.

Cosa possiamo fare

I gesti di autolesionismo celano un dolore profondo e danno a chi li mette in pratica un po’ di sollievo.
Per questo motivo è importante non giudicare chi svolge questa pratica, sia esso un nostro
amico o un figlio, ma offrirgli il nostro sostegno, senza colpevolizzarlo o punirlo ed aiutarlo a prendere consapevolezza delle emozioni che si nascondono dietro a quei tagli e a gestirle in modo diverso e più sano.
Certo, è molto difficile assistere impotenti ai tentativi di autodistruzione delle persone a cui vogliamo bene, ecco che allora sarà importante incoraggiare la persona a rivolgersi ad un
esperto, che possa aiutarla a capire a che le serve tagliarsi e ad individuare strade più sane per esprimere i suoi stati d’animo.

Bibliografia

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– Fattori L. Un’adolescente disabile: la pratica del self cutting su un corpo già-ferito-     Rivista di Psicoanalisi, 2013, LIX,1Gennaio/marzo 2013

– Freud S. (1922) L’Io e L’Es (pag 488) OSF , vol.9 Torino: Boringhieri.

– Haas, B., Popp F., (2006), Why DoPeople Injure Themselves?, in “Psychopatology”, 39,    pp.10-8.

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– Le Breton, D. (2004), La pelle e la traccia. Le ferite del sé.Meltemi Editore, Roma, 2005.

– Lilin N. (2009), Educazione siberiana. Torino: Einaudi

Pommereau X. (1997). Quando un adolescente soffre. Pratiche Editrice, Milano, 1998.

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