Lalbero della Psicologia

L’ipersensibilità, una potenzialità se gestita in maniera adeguata

ipersensibilit

Le persone ipersensibili percepiscono un maggiore numero di stimoli e con una maggiore intensità di altre, registrano e rielaborano una notevole quantità di informazioni.
Un vero e proprio bombardamento di dati, che se non gestito in maniera costruttiva, rischia di schiacciarle.
Il motivo per cui l’ipersensibilità porta le persone a percepire il mondo in modo più intenso di altre, non è ancora chiaro alla scienza, ma perchè tale condizione possa trasformarsi in una risorsa, molto dipende da come la persona gestisce le informazioni.

L’ipersensibilità: un vantaggio se gestito in maniera costruttiva
Spesso gli ipersensibili danno una definizione negativa della loro condizione, non di rado si sentono travolti dall’intensità con la quale “sentono” il mondo, che vale sia per gli aspetti positivi che per quelli negativi.
Possono rimanere sopraffatti dalle ingiustizie e dal dolore del mondo, poiché la loro predisposizione all’empatia, può portarli a percepirle in modo ancora più intenso e violento.
Ecco perchè è importante per l’ipersensibile imparare a gestire tale peculiarità in maniera consapevole.

Quando la percezione è penalizzante
La lotta spesso ha inizio in tenera età, quando gli adulti che si prendono cura di un bambino ipersensibile gli chiedono di smetterla di esserlo.
In questo modo, si pongono senza rendersene conto, in maniera squalificante verso di lui, pretendendo che rinunci alla sua vera essenza.
Il messaggio implicito che il bambino riceve, infatti, è quello che in lui e nel suo modo di percepire ci sia qualcosa di sbagliato.
Spesso il bambino ipersensibile, per assecondare tale richiesta, impara a non percepire più il suo corpo, con i suoi segnali, dal momento che i messaggi che gli invia sembrano essergli solamente di intralcio, soprattutto al raggiungimento dell’approvazione da parte degli adulti di riferimento, per lui vitale.
Il corpo però, non di rado, si ribella a tutto ciò e per farsi percepire, non trova altra via se non quella del sintomo, al fine di attirare nuovamente l’attenzione su di sé.

La rinuncia al proprio punto di vista
Il bambino ipersensibile tende a leggere la realtà in maniera più dettagliata e particolareggiata, per tale motivo è più sensibile ai messaggi contraddittori e alle informazioni non verbali.
Se il bambino non riceve le adeguate spiegazioni, in merito, da parte degli adulti, il più delle volte finisce per rinunciare alle proprie deduzioni, sentendosi abbandonato a se stesso e per questo diverso, anomalo.
Per salvarsi da quella che sembra una “maledizione”, non di rado sceglie di non fidarsi più del proprio punto di vista e di affidarsi totalmente alle opinioni altrui.
A lungo andare, tutto questo porta la persona ipersensibile che ha perso la propria visione della realtà, a non poter fare altro che percepire se stesso ed il mondo circostante dal punto di vista dell’altro.
Questo fa si che il soggetto tenda a valutare la propria persona sulla base dei valori e dei criteri altrui, che spesso sono differenti dai propri, solamente per potersi orientare.
Non di rado l’ipersensibile si trova a lottare invano per tentare di guadagnare la stima e la considerazione del prossimo, tutto ciò per colmare il vuoto lasciato dall’aver rinunciato alla propria essenza.

Il rischio di un eccesso di empatia
I bambini ipersensibili, a causa della capacità di mettersi nei panni dell’altro e di coglierne lo stato d’animo, risultano facile preda all’interno di legami familiari disagiati, divenendo non di rado “cassonetto psicologico” e para fulmine dei genitori, se non addirittura sostituto del partner, con tutto il carico di stress che ne consegue, dovuto ad un eccesso di responsabilità che rischia di allontanare il minore dai suoi compiti evolutivi.
Di fondamentale importanza risulta opportuno e auspicabile che ciascuno di noi e a maggior ragione una persona ipersensibile, impari a “dosare” la propria empatia, in modo da non confondersi con l’altro, perdendo di vista se stesso.

Come essere ipersensibili felici
L’ipersensibilità, se si ha la capacità di svilupparla a vantaggio di se stessi e del prossimo e la fortuna di crescere in un ambiente familiare rispettoso e tutelante verso tale caratteristica, può divenire un punto di forza.
Ciò spesso accade, quando i genitori sono persone realizzate non solamente come padre e madre, ma innanzi tutto come donne e uomini, perchè questo fa in modo che il figlio non venga caricato di aspettative e richieste inappropriate da parte loro, ma rispettato nella sua unicità ed essenza, libero di portare avanti i propri compiti evolutivi e di realizzare il proprio progetto di vita, senza ricevere in eredità il fardello dei problemi irrisolti dei propri genitori.

L’importanza della percezione del proprio corpo
E’ fondamentale poi, che a partire dalle prime tappe evolutive, il bambino sia supportato da chi si prende cura di lui nello sviluppare un buon rapporto con il proprio corpo, per poterne contrastare la possibile perdita della percezione a causa dei tentativi maldestri di adattamento.
Se al bambino viene data occasione di fare esperienza di se stesso, a contatto con l’ambiente che lo circonda, è molto probabile che si creino le condizioni per poter sviluppare schemi percettivi che si riflettono positivamente sulla capacità di concentrazione e di apprendimento.

Quella tendenza rischiosa al perfezionismo
L’ipersensibile tende, di frequente ad aspirare al raggiungimento della perfezione.
Ciò lo porta ad avere un atteggiamento di ipercritica verso se stesso, soprattutto davanti alle “sconfitte”.
Di fondamentale importanza risulta essere allora, che il genitore aiuti il bambino ad essere un pochino più indulgente con se stesso, a non rimuginare sugli errori commessi e a sviluppare, gradualmente, un pensiero che riesca ad avvicinarsi sempre più all’oggettività.
Tutto ciò potrà aiutarlo a sviluppare un certo grado di autostima.

La percezione, non più processo automatico
Nel tempo ciascuno di noi ha dimenticato il modo in cui ha appreso a percepire, divenendo tale processo automatico e inconsapevole, quasi come fosse passivo, ma così non è.
Soprattutto per la persona ipersensibile è importante mettere a fuoco il fatto che la percezione è un processo attivo, sul quale è possibile lavorare, apportando ad essa modifiche attraverso decisioni consapevoli.
Questo perchè, risulta essere particolarmente importante, soprattutto per l’ipersensibile, non reagire semplicemente agli stimoli, ma farlo in maniera consapevole per poterli modificare nella maniera più opportuna ed imprimere una scelta nella selezione degli stessi e nella loro interpretazione, senza lasciarsi sopraffare da essi, mantenendo una visione d’insieme.
Per concludere possiamo dire che possedere una notevole sensibilità, può essere effettivamente molto impegnativo, ma se gestita in maniera adeguata è possibile trasformare tale caratteristica in una grande ricchezza.

Bibliografia

Jesper Juul (2010). La famiglia è competente. Consapevolezza, autostima, autonomia: crescere insieme ai figli che crescono. Feltrinelli, Milano.

Rolf Sellin (2015). Le persone sensibili hanno una marcia in più. Trasformare l’ipersensibilità da svantaggio a vantaggio. Universale economica Feltrinelli, Milano.

Bertold Ulsamer (2007). Il grande manuale delle costellazioni familiari. Come praticare la terapia sistemica di Bert Hellinger. L’età dell’Acquario, Torino.

Lascio un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *