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PERFEZIONISMO: CHE MANIA !!

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Cosa intendiamo con il termine perfezionismo? Qual è il limite fra “normalità” e patologia?

COS’È IL PERFEZIONISMO?

Il termine perfezionismo sta ad indicare l’aspirazione ad arrivare al massimo livello delle proprie azioni e dei traguardi che si desidera raggiungere.

Una tendenza a cercare una perfezione che non si realizzerà mai e che porta con sé, per chi la vive, un elevato grado di frustrazione e di scontentezza.

Il perfezionista è in una guerra continua con se stesso, fortemente critico verso la propria condotta ed in ansia, dovuta al bisogno di fare sempre di più e meglio, senza trovare mai soddisfazione.

Superato un certo limite, il rischio è quello di cadere nella ricerca ossessiva della perfezione, con tutte le conseguenze negative alle quali si può andare incontro.

Se questa tendenza invade ogni ambito della vita del soggetto è possibile che il perfezionista sperimenti un carico ingente di pesantezza e di sofferenza, dal momento che non riuscirà mai a raggiungere lo standard di eccellenza che si è prefissato.

L’IDENTIKIT DEL PERFEZIONISTA

Il perfezionista ha alcune tendenze di fondo, qui di seguito proveremo a descriverne le principali.

Senso di inadeguatezza: il perfezionista ha sempre il dubbio che avrebbe potuto fare di più, non è mai soddisfatto del traguardo raggiunto, nonostante i giudizi positivi di chi gli sta attorno.

Questo atteggiamento fa si che il perfezionista non si senta mai all’altezza della situazione, dal momento che non raggiunge mai lo standard che si era prefissato.

Senso di insoddisfazione: ecco che il perfezionista resterà sempre in uno stato di insoddisfazione e di continua delusione per i propri risultati.

Paura di sbagliare: per il perfezionista sbagliare è un tabù, pena la propria autostima!

Paura della disapprovazione da parte degli altri: il perfezionista è in un continuo stato di difesa dagli altri, per il timore del loro rifiuto e della loro disapprovazione.

Eccessiva organizzazione: il perfezionista si presenta inflessibile sulle proprie idee, guai a chi lo contraddice!

Pensiero “tutto o nulla”: per il perfezionista non esistono le sfumature, o raggiunge il massimo del risultato oppure è insufficiente.

Regole inflessibili: il perfezionista tende ad imporsi regole molto rigide, dimenticandosi dei propri bisogni e dei propri desideri.

QUAL E’ IL CONFINE FRA PERFEZIONISMO SANO E PATOLOGICO?

Certo la maggior parte degli esseri umani è caratterizzata dal desiderio di realizzarsi e di emergere, ma quando parliamo di perfezionismo patologico ci riferiamo a quei casi in cui si va in contro alla compromissione dell’autorealizzazione: poiché tanto più il soggetto in questione si impegna, tanto più ritiene di non aver fatto abbastanza, restando intrappolato in uno stato perenne di insoddisfazione.

Il perfezionismo cade nella patologia quando la naturale ricerca della propria autorealizzazione cede il posto alla tendenza a chiedere a se stessi l’impossibile, generando in noi la credenza di essere un fallimento e a leggere gli errori compiuti come segno di inadeguatezza invece che come la conferma che siamo esseri umani che possono apprendere e crescere anche grazie ai propri sbagli.

Nel perfezionismo nevrotico c’è un’ansia perenne di fondo riguardo al commettere errori, un vero e proprio tabù dell’errore,  in un circolo continuo di autosvalutazione.

DA DOVE NASCE LA MANIA DELLA PERFEZIONE?

È importante tenere presente che quando si parla di tratti di personalità, non si possa andare alla ricerca delle cause univoche che ne hanno generato lo sviluppo, dal momento che ogni individuo risponde in modo originale alla stessa cosa.

Quello che possiamo dire, facendo riferimento ad alcuni studi, è come il perfezionista impari fin dalle prime esperienze di vita che il valore di sé ha a che fare con i traguardi raggiunti invece che con le sue risorse personali.

Possiamo allora ipotizzare che il perfezionista sia cresciuto in un ambiente in cui le conseguenze di un errore venivano viste come negative e spesso accompagnate da rifiuto, disapprovazione o punizioni severe, contribuendo a sviluppare nel soggetto la convinzione di dover fare bene per poter essere accettato dalle persone significative per lui.

SPUNTI DI LAVORO TERAPEUTICO CON IL PERFEZIONISTA

Il perfezionismo in sé non è una patologia, ciò che fa la differenza è come viviamo noi rispetto a questa tendenza.

Qui di seguito troverai alcuni ambiti di lavoro che è possibile affrontare in una terapia per superare i lati più disagevoli del perfezionismo, provando a trasformarli in una potenzialità.

La presa di consapevolezza: parte del lavoro terapeutico con il paziente perfezionista riguarda il tentativo di guidarlo nella presa di consapevolezza del proprio modo di approcciarsi alle prove della vita, ponendosi alcune semplici domande del tipo: “Riesco a provare soddisfazione per i risultati che raggiungo? Riesco ad accettare le critiche?  Riesco a lasciarmi andare oppure ho il bisogno costante di tenere tutto sotto controllo? Ho sempre bisogno di emergere dal gruppo, di essere il migliore? E se non ci riesco cosa succede? Che peso ha per me il giudizio degli altri? Come sto insieme agli altri?

Il lavoro sul cambiamento: durante le sedute il terapeuta supporterà il paziente nel tentativo di trasformare le modalità negative in abitudini costruttive, provando ad esempio ad individuare obiettivi per lui maggiormente raggiungibili, facendo leva sui bisogni e sulle aspirazioni del paziente.

Il lavoro sul pensiero tutto o nulla: in questo caso il lavoro terapeutico verterà sullo scardinare la tendenza del paziente al pensiero dicotomico, ricordandogli che esistono anche le sfumature e che non c’è un successo totale o un fallimento, ma è possibile darsi vari livelli di soddisfazione.

Il concedersi di fare errori: il terapeuta aiuterà il paziente a darsi la possibilità di sbagliare e di sperimentare, in un contesto protetto, che le conseguenze di un errore sono meno pesanti di quelle che si era immaginato.

Andare alla ricerca della propria soddisfazione: il terapeuta aiuterà il paziente a cercare di mettere da parte il giudizio altrui, quello che pensa che gli altri si aspettino da lui, per concentrarsi sui suoi bisogni e desideri.

PERFEZIONISMO: QUANDO E’ IMPORTANTE ANDARE IN TERAPIA

Studi dimostrano che il perfezionismo sia una fattore di rischio e di mantenimento di diversi disagi, ad esempio disturbi alimentari, depressione, ansia, insonnia, etc.

Ecco perché è molto importante lavorare sul perfezionismo, soprattutto in una fase precoce.

I problemi si presentano quando ostacolano la vita lavorativa della persona, impedendole di ottenere gratificazioni dai compiti svolti o di portarli a termine, quando minano la vita di relazione con gli altri, arrivando a paralizzare la vita individuale.

Non è un problema essere precisi, puntuali e ordinati, non è un problema il voler far bene, ma lo diventa quando il tutto è contrassegnato da una rigidità disfunzionale e quando l’eccesso di controllo ti porta a vivere in un continuo stato d’ansia e di depressione dell’umore, sino ad arrivare al Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità.

credit: photo:Sean MacEntee

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