Lalbero della Psicologia

Psicologia dell’emergenza: il trattamento dei disturbi post traumatici

psicologia dell'emergenza

La psicologia dell’emergenza e la psicotraumatologia sono discipline nate per far fronte ad eventi traumatici.

Grazie a loro, viene offerta assistenza alle persone coinvolte in gravi incidenti ed ai loro soccorritori.

Gli obiettivi della psicotraumatologia 

La psicologia dell’emergenza, si pone come obiettivo quello di tutelare l’equilibrio psicologico delle vittime, dei loro familiari e dei soccorritori, preservandoli dalle possibili conseguenze traumatiche dell’evento.

La psicotraumatologia, mira anche al ripristino dell’equilibrio psicologico compromesso dall’evento traumatico.

Le fasi del percorso

La prima è quella di osservazione, a cui segue la valutazione ed infine la gestione ed il trattamento dei processi psicologici e delle manifestazioni cliniche, emerse nel soggetto coinvolto in un incidente.

Fase di valutazione

E’ quella della valutazione del tipo di esposizione al trauma, della tipologia di incidente e delle variabili soggettive (la percezione che il soggetto fa dell’esperienza).

In questa fase, si procede anche alla registrazione del tipo di risposta peri-espositoria e post traumatica, come indicatore per lo sviluppo futuro di un disturbo post traumatico.

Si procede poi ad un’indagine sul livello di adattamento intrapsichico ed interpersonale pre-trauma, sempre come indicatore per una prognosi dello sviluppo di un disturbo da stress.

Altro aspetto preso in considerazione in questa fase riguarda eventuali comorbilità (depressione, uso di sostanze, disturbi di personalità, etc.)

Dopo questa prima fase di valutazione si avvia la programmazione degli interventi.

Fase peri-espositoria 

Richiede l’attivazione di interventi, programmabili nelle successive 24-48 ore dall’esposizione dell’evento.

L’attenzione viene qui posta sull’adattamento e la prevenzione dello sviluppo di un disturbo post traumatico.

Fase post-traumatica acuta e a lungo termine 

La prima, è quella che va dalle prime 24 ore ai primi 3 mesi e quella a lungo termine va dalle 2 settimane al primo anno.

Quì l’attenzione è posta sulla possibilità di riparare eventuali conseguenze psicologiche, dovute all’esperienza traumatica fatta.

L’agire terapeutico nella fase peri-espositoria 

Le caratteristiche salienti di tale fase sono:

  • il contesto d’intervento è spesso instabile e non strutturato
  • l’approccio con cui viene gestita questa fase è di triage, con una valutazione delle priorità
  • si procede alla valutazione del problema, delle risorse a disposizione e delle risposte adattive
  • gli interventi messi in atto hanno l’obiettivo di normalizzare l’evento, convalidando le reazioni della persona rimasta coinvolta nell’incidente.Gli altri obiettivi sostenuti in tale fase puntano alla promozione ed al mantenimento della salute, all’incoraggiamento dei processi di coping ed al potenziamento del senso di coesione del soggetto.
  • In questa fase, gli operatori si occupano del contenimento emotivo e di gestione dello stress.

LO PSICOLOGO DELLE EMERGENZE NELLA FASE PERI-ESPOSITORIA

Qui di seguito prendiamo in considerazione gli interventi a favore dei feriti gravi, quelli a favore dei loro familiari, quelli rivolti ai sopravvissuti ed infine gli interventi rivolti a favore dei familiari delle persone decedute.

  1. Interventi a favore dei feriti:

Lo psicologo delle emergenze segue, quando è possibile, il trasporto dei feriti negli ospedali, restando a disposizione degli ospedali in cui vengono ricoverati ed offrendo la propria collaborazione al personale medico per le questioni psicologiche.Fondamentale poi che lo psicologo dell’emergenza, in accordo con il personale medico e quando questo lo considera opportuno, faccia colloqui di sostegno con i feriti, mettendo in atto tecniche di stabilizzazione e distanziamento per aiutare i soggetti ad alleviare eventuali sintomi post traumatici acuti.Infine lo psicologo da informazioni alle persone coinvolti nell’evento ed ai loro familiari su possibili percorsi di sostegno post traumatico.

2. Interventi a favore dei familiari delle vittime

Lo psicologo si mette a disposizione dei familiari delle vittime anche per la gestione delle questioni di comunicazione con il personale medico e offre il suo sostegno psicologico ai familiari, soprattutto quando la comunicazione fra familiari e feriti è compromessa.

3. Interventi con i sopravvissuti

Riguardano:

  • Sostegno allo stato di shock
  • triage psico-traumatico
  • Segnalazione dei soggetti più a rischio al coordinatore dei soccorsi sanitari
  • Applicazione di tecniche di stabilizzazione e di distanziamento, da effettuare sia in gruppo che individualmente.
  • Fornire informazioni di “salutogenesi” post esposizione all’evento, a tutta la popolazione interessata dall’evento

4. Interventi rivolti ai familiari delle persone decedute

  • Adozione delle misure necessarie al sostegno dello stato di shock
  • Sostegno psicologico in tutto il processo che va dalla comunicazione del decesso, all’accompagnamento all’obitorio, al riconoscimento del defunto e supporto anche al momento della celebrazione delle esequie funebri.
  • Intermediazione fra i familiari e gli enti che si stanno occupando delle persona deceduta, agevolando la comunicazione.
  • Identificazione delle situazioni di rischio psico-sociale (es. decesso di entrambi i genitori) e segnalazione ai servizi sociali.
  • Identificazione di situazioni di grave sintomatologia posta traumatica e segnalazione al coordinatore dei soccorsi sanitari.

5. Interventi a favore dei familiari dei sopravvissuti

  • Oltre ai punti messi in luce in precedenza, lo psicologo delle emergenze elicita nei familiari risorse e strategie utili a dare sostegno a chi è stato coinvolto direttamente nell’incidente, soprattutto nel periodo che segue la fase dell’emergenza.

6. Interventi a favore dei soccorritori

  • Lo psicologo delle emergenze è a disposizione dei soccorritori ad ogni fine turno per esercizi di decompressione, rilassamento neuromuscolare e per eventuali gruppi di defusing e debriefing o counselling individuale.
  • Lo psicologo resta a disposizione dei soccorritori per tutto il periodo dell’intervento ed è disponibile per tutti i funzionari ed i responsabili delle operazioni di emergenza per indicazioni di salutognesi.

LO PSICOLOGO DELLE EMERGENZE NELLA FASE POST TRAUMATICA

La fase post traumatica, va dalle prime 24 ore alle prime settimane dopo l’evento.

È questa la fase più consona ai possibili trattamenti da effettuare, al fine di prevenire lo sviluppo di un disturbo post traumatico da stress.

Importante è l’approccio multidisciplinare ai sintomi emersi in fase acuta.

Le principali tecniche di intervento sono:

  • Decompression (Mitchell e Everly, 1996)E’ un intervento di decompressione e riposo dopo l’evento.
  • Rilassamento muscolareSi tratta di tecniche di rilassamento, praticabili anche in situazioni critiche ed eseguibili anche durante l’attesa.Si tratta di una combinazione di respirazione controllata e contrazione di gruppi muscolari.
  • Defusing (Mitchell e Everly, 1996)E’ una tecnica che si serve di una breve conversazione e può aiutare i superstiti a comprendere meglio i pensieri emersi nell’esperienza vissuta.
  • Debriefing (Mitchell e Everly, 1996)E’ un protocollo che aiuta i superstiti a gestire le emozioni intense, a definire le strategie per far fronte alla situazione e a ricevere il sostegno dei pari.
  • EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing
  • Terapia cognitivo comportamentale

INTERVENTI IN FASE POST TRAUMATICA A LUNGO TERMINE

Quando il soggetto esce dal contesto ospedaliero di emergenza, è importante che venga monitorato periodicamente, poiché è possibile che la sindrome post traumatica faccia la sua comparsa a distanza di tempo dall’evento scatenante.

Nella scelta di una specifica strategia di trattamento un occhio particolare deve essere dato oltre alle variabili demografiche e cliniche, anche allo stile di personalità, alle relazioni familiari.

Gli obiettivi degli interventi in fase post traumatica:

  • riduzione della severità del disturbo
  • prevenzione o riduzione dello sviluppo di comorbilità
  • miglioramento delle capacità adattive
  • riattivazione del percorso di sviluppo personale
  • prevenzione delle ricadute
  • ristrutturazione dell’esperienza di pericolo assoluto e sua integrazione in uno schema costruttivo e adattivo di rischio, sicurezza, prevenzione e protezione.

L’INTEGRAZIONE DEL TRATTAMENTO DEL DISTURBO POST TRAUMATICO CON ALTRE COMPONENTI

  • l’importanza della relazione terapeutica
  • l’incrementazione delle abilità di regolazione delle emozioni
  • interventi cognitivi per la riconnessione fra pensieri, emozioni e comportamenti associati al trauma.
  • la condivisione con altri, anche tramite l’uso di forme espressive pittoriche e/o narrative dell’esperienza vissuta.
  • training assertivi
  • training per lo sviluppo di abilità di protezione personale
  • sviluppo di abilità di coping.Photo: Matt Hecht

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