Lalbero della Psicologia

Sesso e aggressività: quel filo sottile che li unisce

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Quando parliamo di sesso è inevitabile affrontare il tema dell’aggressività.
Ognuno di noi infatti è attraversato da pulsioni aggressive, che possiamo dire essere connaturate all’essere umano.
Tale aggressività viene spesso riversata, inconsapevolmente, nelle nostre relazioni sessuali.
La relazione erotica di coppia è albergata da istinti aggressivi.
Sesso e aggressività vanno a braccetto.
Quest’ultima può andare incontro ad epiloghi diversi, trasformandosi in comportamenti socialmente accettabili (competizione, spirito umoristico, creatività, ecc.), o determinando l’innesco di condotte violente, finalizzate al generare la sofferenza altrui.
Il condizionamento delle prime esperienze familiari
Freud riconduce l’origine dell’eccitazione sessuale alle sensazioni sperimentate dal bambino nella relazione con la madre e con la famiglia, che raggiungono il loro culmine in adolescenza, con la percezione di piacere da parte degli organi genitali.
È durante la pubertà/adolescenza che inizia a delinearsi quello che gli psicologi chiamano la scelta dell’oggetto sessuale, momento che segna il passaggio dall’eccitazione sessuale al desiderio erotico.
La psicoanalisi afferma che quest’ultimo, tende ad ispirarsi alle esperienze infantili sperimentate nella relazione con le proprie figure di attaccamento (Kernberg, 1995).
Quelle frustrazioni dell’infanzia
Kernberg ci spiega che proprio dalle prime esperienze frustranti nella relazione con la madre, iniziano a farsi largo, in ciascun essere umano, sentimenti di rabbia e malumore.
Esperienze che ogni infante ha potuto sperimentare, poiché nessuna madre, seppur attenta ed accogliente, riesce a soddisfare il desiderio dei primi mesi di vita del proprio figlio di averla tutta esclusivamente per se’.
Kernberg sottolinea anche come il bambino impari ad internalizzare la condotta aggressiva della madre ed a riprodurla nel rapporto con lei e con gli altri.
Dalla “normalità” alla patologia
Non tutta l’aggressività “viene per nuocere”.
Chi nella relazione con l’altro non ha sperimentato ad esempio moti di ribellione, gelosia, ironia, arrivando anche ad alzare un po’ i toni?
Un conto però è parlare di un certo grado di irritazione, fastidio e malumore ed un altro di odio e violenza distruttiva.
Questi ultimi hanno a che fare con l’epilogo dirompente e disadattivo dell’aggressività, che solitamente si associa ad un disturbo di personalità.
Rapporto di coppia, palcoscenico di amore e aggressività
La relazione di coppia è, secondo Kernberg, il luogo per eccellenza nel quale convivono amore e aggressività, se non altro per il valore simbolico dell’atto sessuale, che a tratti ricorda una lotta corpo a corpo.
È proprio nel sesso che l’aggressività viene messa a disposizione dell’amore.
Un’aggressività che può diventare anche molto violenta se pensiamo al sadomasochismo.
Dal desiderio di fusione al piacere della trasgressione
Il desiderio erotico spazia dal piacere dell’incontro fusionale con l’altro fino alla trasgressione.
Quella che gli psicoanalisti definiscono una forma di ribellione alle proibizioni edipiche, intesa come sfida e rivincita sul proprio rivale edipico.
Kernberg, a proposito di trasgressione, parla di un attacco contro l’oggetto sessuale, che da una parte seduce e dall’altra respinge, ritrae.
Il masochismo
Brenner descrive il masochismo come l’insieme di impulsi o desideri che in un primo momento vengono diretti verso un oggetto esterno, al quale solo in un secondo momento il soggetto si sostituisce come meta.
La psicoanalisi ci invita inoltre a riflettere su quanto ontologicamente, ogni tipo di stimolazione, anche quella dolorosa, possa essere fonte di eccitazione sessuale.
Freud, nel 1924, giunge alla conclusione che il dolore masochistico altro non è che il mezzo per arrivare al piacere, che riflette echi provenienti dalle prime esperienze edipiche.
La psicoanalisi evidenzia come nel masochismo vi sia un’angoscia di castrazione assai intensa a livello edipico, dalla quale potersi difendere attraverso l’esperienza del dolore.
Nella relazione di coppia, solitamente, il soggetto con una personalità masochistica tende , inconsapevolmente, ad andare alla ricerca di un legame impossibile, punitivo, con un partner inarrivabile ed idealizzato.
Il sadomasochismo
Nel sadomasochismo prevalgono, nella relazione con l’oggetto, vissuti di dipendenza dall’oggetto odiato, finalizzati al controllo ed alla punizione di esso o alla trasformazione dell’oggetto cattivo in oggetto buono.
Ma in questo insieme di impulsi si presentano anche fenomeni di ripetizione della relazione con l’oggetto frustrante (cattivo), attraverso un’inversione di ruoli, in cui il sé divenuto frustrante, maltratta l’oggetto sul quale viene proiettata l’immagine di un sé maltrattato.
Nel sadomasochismo la persona si identifica sia con la vittima che con il carnefice.
Il sadomasochista va incontro ad un’incorporazione dell’odio nell’amore, che garantisce al soggetto di stare al sicuro dall’ambivalenza che si palesa, nel momento in cui si prova per l’oggetto desiderato, odio e amore, piacere e sofferenza.
Non tutta l’aggressività viene per nuocere
In conclusione possiamo dire che una certa dose di aggressività, che non degeneri in condotte distruttive, costituisce la forza propulsiva dell’intenzionalità.
Come tale, l’aggressività, appare uno degli ingredienti fondamentali per l’espressione della creatività.
Fuoco che potrebbe contribuire a tener viva la fiamma dell’eros.

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